La repubblica federale tedesca, disturbata dai processi italiani, ricorre all’Aja per la seconda volta e dice “basta!” alla richiesta di indennizzi per il lavoro forzato e schiavistico e per i crimini contro l’umanità perpetrati contro i cittadini italiani dall’8 settembre 1943 all’8 maggio 1945.
Così l’Italia immediatamente ubbidisce, si inchina e stanzia con i soldi del PNRR 55 milioni da erogare in quattro anni.
Con la pubblicazione del decreto legge n. 36 del 30 aprile 2022 il nostro governo intende mettere una pietra tombale sul contenzioso con la Germania che si rifiuta di corrispondere i risarcimenti stabiliti da decine di sentenze dei tribunali italiani passate al vaglio della Corte Costituzionale.
Vista chiudersi la strada dell’accordo fra stati per l’ostinato rifiuto della Germania, delle sue imprese, della fondazione “Memoria Responsabilità e Futuro” e per l’insipienza della nostra politica estera, il decreto, che dovrà essere esaminato entro sessanta giorni dal Parlamento, riguarda coloro che hanno intrapreso in questi anni la via legale e si sono visti riconoscere il diritto al risarcimento loro negato dalla real politik.
L’oggetto del contendere è l’esecutività delle sentenze italiane, anche perché le clausole di salvaguardia prevedono pignoramenti di beni tedeschi in Italia come è il caso tra l’altro del Goethe Institut, dell’Istituto archeologico germanico di Roma e della Deutsche Bahn (ferrovie tedesche).
La nostra posizione è coerente sin dal 2000 quando aprimmo la campagna nazionale per il risarcimento del lavoro forzato e schiavistico con Ricciotti Lazzero, proseguita con Claudio Sommaruga, Giovanni Negro, Alessandro Natta, Simon Wiesenthal, Luciano Manzi, Lidia Menapace e tanti altri.
Si tratta dell’ennesima puntata di una vicenda che si trascina da quasi ottant’anni, che i governi dei due paesi non hanno mai voluto risolvere e riguarda quasi un milione di nostri concittadini, i soli esclusi come le vittime greche dai risarcimenti tedeschi.
La mancanza di giustizia è un’offesa per la Memoria storica di questo Paese e per quella di un’Europa coesa e solidale.
E’ paradossale che sia l’Italia, con denaro europeo, a risarcire vittime di crimini contro l’umanità perpetrate dalle forze d’occupazione tedesche. Altrettanto paradossale il lasso di tempo per avviare la causa legale – trenta giorni dalla pubblicazione sulla G. U.- : oltre ad essere di dubbia costituzionalità, non favorirà i ricorrenti.
I reduci viventi sono ormai molto pochi e pertanto solo gli eredi potranno accedere a questo fondo in un contesto di carenti comunicazioni, tempi strettissimi, burocrazia e costi legali.
Il termine tecnico ultimo per compilare l’istanza secondo gli avvocati a cui ci siamo rivolti è il 18 maggio! Anche se il termine per la consegna della notifica della domanda è il 31 maggio.
Chi fosse interessato ad aprire una causa collettiva e ricevere informazioni dettagliate sulla procedura può scrivere al nostro indirizzo mail: info@schiavidihitler.it.
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