Monumenti: richiamo e monito oppure abbandonati e ossidati dal tempo?
di Maura Sala, consigliere Centro studi “Schiavi di Hitler”
Dedicato ai protagonisti, ai loro familiari e a tutti coloro che ancora credono nella giustizia e lottano contro i soprusi in Italia, in Europa e nel mondo, dove ancora oggi avvengono guerre, stermini e ingiustizie, in nome dell’arricchimento di pochi.
Quest’anno per la prima volta non ci ritroveremo a Como presso il Monumento alla Resistenza Europea, ma invito tutti ad un incontro ideale.
Sono consapevole che dei monumenti ci si ricorda nelle date canoniche, stabilite per legge. Infatti solo ogni 25 Aprile il monumento alla Resistenza Europea, situato nei giardini a lago, recupera la sua importanza, questo nonostante il significato che rappresenta e richiama. La stessa sorte vivono il cippo a Giorgio Perlasca “Uomo Giusto” che in Ungheria salvò migliaia di ebrei dalla deportazione e la scultura in ricordo di Mafalda di Savoia, deceduta nel campo di sterminio di Buchenwald.
I comaschi, in particolare i giovani, sembrano quasi ignorare l’importanza di questo monumento, unico in Europa, di cui la nostra città deve essere fiera.
L’opera, realizzata dal sindaco di Como Lorenzo Spallino su proposta di Giusto Perretta, allora direttore dell’Istituto Comasco per la Storia del Movimento di Liberazione, venne progettata dall’architetto milanese Gianni Colombo (1937-1993) e fu inaugurata il 28 maggio 1983 dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini.
Si era ancora nell’epoca in cui i protagonisti della Resistenza erano viventi e la loro biografia strettamente connessa alla ricostruzione democratica del Paese. La vicende, le emozioni, le motivazioni erano ancora impresse nei cuori e nelle menti ed il lavoro certosino di chi costruiva “Memoria” era quello di recuperare avvenimenti e storie dei tanti “sconosciuti” e di coloro che avevano pagato con la vita la liberazione dal fascismo e dal nazismo.
Giusto Ultimo Perretta (1919-2008) allora direttore dell’ era il terzo figlio di una famiglia duramente colpita dalla follia della guerra e dal fascismo. Il padre Pier Amato fu ucciso dai fascisti nel 1944 a Milano, colpito a morte alla schiena. Una piazza di Como e lo stesso Istituto Comasco per la Storia del Movimento di Liberazione, oggi Istituto di Storia Contemporanea “Pier Amato Perretta”.sono intitolati a lui. Un fratello di Giusto morì in Albania, l’altro fratello fu deportato in Germania, da dove tornò consumato nello spirito. Giusto, catturato in Africa dagli Inglesi nel 1940, prigioniero in India, rientrò in patria solo nel 1946. La sua vita fu segnata profondamente e mai si riprese dal suo pessimismo, che fu in ogni caso uno stimolo continuo a conoscere e ricostruire avvenimenti a cui non aveva partecipato.
Il Monumento alla Resistenza Europea è un’opera molto particolare, composta da tre scale di pietra convergenti fra loro, con gradini di diversa altezza per richiamare le scalinate che i deportati, con sempre maggior tormento, dovevano percorrere nei campi di sterminio. Salendo ad occhi chiusi si può percepire questa sofferenza. Appoggiate alle scale tre grandi lastre metalliche, con incise le ultime frasi, in lingua originale, dei condannati a morte di 18 nazionalità, lasciate in consegna a coloro che continuavano la lotta per la libertà. E’ un coro di voci che ricorda il carattere universale della Resistenza Europea, composto da donne e uomini di tutte le classi sociali, con diverse convinzioni politiche e religiose che contribuirono alla costruzione di un mondo libero da dittature, soprusi, guerre e violenze.
Nello spazio monumentale una stele, racchiusa a bacheca, contiene pietre provenienti dai campi di sterminio di Natzweiler-Struthof, Ravensbrueck, Sachsenhausen, Bergen Belsen, Auschwitz, Dachau, Mauthausen, Theresienstadt, Risiera di San Sabba, Buchenwald, Flossenbuerg. A terra una pietra proveniente da Hiroshima è un ulteriore monito per gli orrori perpetrati.
Utilizzare la lingua originale si è dimostrata un’ottima scelta, sempre più attuale in un’epoca in cui la nostra comunità si arricchisce di diverse culture e idiomi.
Tutti esprimono un desiderio di libertà Il loro lascito sollecita la necessità della vigilanza e dell’impegno tenace. Riporto solo alcune delle frasi:
Pier Amato Perretta, “Questa tremenda esperienza avrà giovato a qualcosa? Si impone una rieducazione profonda e costante, altrimenti nemmeno questa lezione servirà”.
Margherite Bervoets “Sono morta per attestare che si può amare follemente la vita ed insieme accettare una morte necessaria”.
Daniel Decordemanche “Mi considero un poco come una foglia che cade dall’albero per far terriccio. La qualità del terriccio dipenderà da quello delle foglie. Voglio alludere alla gioventù francese nella quale ripongo ogni mia speranza”.
Istvàn Patagi “lo dico anche ora: ne è valsa la pena”.
Il 25 aprile 2015 su richiesta di Valter Merazzi a nome della nostra Associazione, è stata inaugurata dal sindaco Mario Lucini e da Carlo della Torre, internato militare nei Lager, una pietra “In memoria degli Schiavi di Hitler. Nel ricordo delle sofferenze e della Resistenza dei militari e civili italiani vittime del regime nazista, deportati dopo l’8 settembre 1943 e ridotti in schiavitù come milioni di altri europei”.
Quest’anno vogliamo dedicare la Festa della Liberazione a Manolis Glezos “Partigiano d’Europa” deceduto il 30 marzo scorso. Simbolo della Resistenza greca, a 18 anni, con l’amico e compagno Lakis Santas asportò la bandiera nazista che sventolava sull’Acropoli dopo l’occupazione tedesca e italiana della Grecianel 1941.
Un ricordo commosso va anche a Luis Sepulveda “Combattente per la Libertà” e al compagno Corrado Lamberti, scomparsi a causa di questa pandemia.
L’invito è quello di venire a visitare il Monumento e magari portare un fiore.
Vi aspetto a Como, e se ci fosse qualcuno interessato a ricevere le frasi dei condannati a morte, oppure ad organizzare visite guidate saremo ben felici di rispondere.